Così come i 100 metri rappresentano la massima espressione di velocità al mondo, la maratona per contro è la regina di tutte le gare di mezzofondo, la celebrazione dei giochi olimpici. Gli atleti che si cimentano in questa durissima sfida, al pari degli eroi greci di una volta, si impegnano a compiere un gesto epico che nell’accezione comune è legato alla fatica pura.
Per questi motivi e per il suo legame con la tradizione sportiva dell’antica Grecia, la maratona è una gara molto importante, utilizzata come simbolo di ripartenza anche durante la pandemia da Covid-19.
Le origini della maratona
La maratona nasce da una storia antica, raccontata da Erodoto e Plutarco. Lo scenario è la guerra tra greci e persiani del 490 a.C.: Filippide, un emerodromo (ossia chi è addestrato a percorrere lunghe distanze per recapitare informazioni), corre a piedi circa 50 km da Maratona ad Atene per annunciare l’inaspettata vittoria dei greci e impedire che questi ultimi brucino la città pur di non consegnarla ai nemici. La storia vuole che il povero corridore, compiuta la propria missione, morisse per via dello sforzo enorme.
Bisogna fare un grande balzo temporale in avanti e arrivare a fine 1800 per riallacciare i fili del racconto: Michel Bréal e Pierre de Coubertin vengono ispirati dalla storia di Filippide tanto da far inserire una gara chiamata maratona nella prima Olimpiade moderna del 1896. La corsa copre la stessa distanza che separa Atene a Maratona, ovvero circa 40 km.
Il Filippide di oggi
Chi è l’erede di Filippide oggi? È un italiano, Dorando Pietri, che nella maratona del 1908 si avvicina al traguardo con addirittura 10 minuti di vantaggio sul resto del gruppo; a un passo dalla vittoria, la fatica lo fa precipitare a terra. Nonostante i tentativi di rialzarsi, ha bisogno dell’aiuto di un addetto, il quale lo sosterrà sino a tagliare il nastro di arrivo e vincere la medaglia d’oro.